ATTUALITÀ – Visto il periodo, parliamo di un argomento caldo… Non il clima, ma l’analisi del ciclo di vita del prodotto (LCA – Life Cycle Assessment).
Partiamo dall’inizio visto che le persone, e di conseguenza anche le aziende, stanno aderendo sempre più alla rivoluzione green, proponendosi come realtà ecosostenibili.
Tuttavia, l’attenzione per queste tematiche e la proposta di prodotti in linea con i valori sottostanti, non è sufficiente per decretare il successo della propria campagna ecologica.
Ed è qui che entra in gioco il ciclo di vita del prodotto.
L’analisi del ciclo di vita studia gli aspetti ambientali e i potenziali impatti lungo tutta l’esistenza di un prodotto, dall’estrazione e acquisizione delle materie prime alla produzione, dall’uso allo smaltimento o eventuale riciclo.
Ecco le cinque fasi del ciclo di vita del prodotto:
#1 Estrazione e trasformazione delle materie prime;
#2 Confezioni del prodotto: produzione e lavorazione;
#3 Trasporto e distribuzione dei prodotti fino al magazzino;
#4 Energia utilizzata dal prodotto quando in uso: utilizzo, riutilizzo e manutenzione;
#5 Smaltimento o riciclo del prodotto e della confezione.
L’analisi del ciclo di vita (LCA) è un approccio oggettivo e utilizzato a livello globale per identificare, esaminare e valutare gli elementi pertinenti sull’impatto ambientale della produzione di beni.
L’aspetto importante dell’LCA è che fornisce informazioni preziose su uno specifico prodotto o processo, in quanto comprende un’indagine sul carico ambientale a ogni fase di vita del prodotto.
Vediamo le varie fasi nel dettaglio.
Questa prima fase include lo studio del materiale necessario alla produzione e la sua estrazione. Ogni scelta ha un ruolo fondamentale nella definizione dell’effetto relativo a ciascuna di queste fasi.
Ad esempio, l’utilizzo di un materiale vergine consuma un’enorme energia nella trasformazione. Un approccio alternativo sarebbe quello di utilizzare materiali riciclati.
A proposito di estrazione e trasformazione delle materie prime, i metalli rari sono indispensabili per molte tecnologie “verdi”, ma purtroppo la loro estrazione ha un costo elevatissimo sia in termini economici che ecologici.
I cosiddetti metalli rari giocano un ruolo fondamentale nella produzione di pannelli solari e batterie per macchine elettriche e ibride, ma sono tutt’altro che sostenibili in quanto sono risorse non rinnovabili e lavorate con alti costi per l’ambiente.
Per ora non si è trovata una soluzione a questo dilemma…
Questa solitamente è una fase dispendiosa a livello energetico, anche se molto dipende dal tipo di prodotto.
Per esempio, nella produzione tessile, l’energia consumata nella fabbricazione di un capo di abbigliamento costituisce solo il 18% circa dell’energia totale consumata.
Se invece consideriamo l’LCA di un vino, ci rendiamo conto che la maggior parte degli impatti ambientali avviene durante la produzione della bottiglia di vetro.
Non possiamo certo dimenticare gli strumenti tecnologici per l’informazione e la comunicazione. La fase di produzione, insieme a quella di utilizzo, ha l’impatto maggiore nel ciclo di vita.
Per alcuni prodotti, in particolare quelli ad alta efficienza energetica e di peso ridotto, come i telefoni cellulari, solitamente prevale la produzione. Altri prodotti, come le schede madri dei computer, hanno processi durante la produzione considerati tre i più elevati in termini di dispendio energetico. Stesso discorso vale per i display: il vetro per il tubo CRT e il modulo LCD.
Per ridurre le alterazioni sull’ambiente, le aziende potrebbero utilizzare energia rinnovabile per gli impianti di produzione. Oppure incorporare motori più efficienti, riducendo il consumo energetico durante l’uso, con conseguente riduzione delle emissioni di gas a effetto serra.
Il trasporto ha un’elevata ripercussione sulla rete logistica.
Il carico ambientale del trasporto su terra, aereo e ferroviario può essere stimato avvalendosi di specifiche metodologie di rendicontazione delle emissioni di CO2.
I dati relativi all’energia e alle emissioni del trasporto marittimo sono estremamente variabili e dipendono dalla nave, dal periodo dell’anno e dalla rotta di spedizione e devono essere forniti o convalidati dallo spedizioniere.
È possibile sviluppare potenziali strategie di mitigazione per ridurre l’impatto ambientale, come, per esempio:
localizzare la produzione per ridurre la distanza di trasporto tra fabbriche e mercati;
collaborare con spedizionieri che utilizzano carburanti alternativi o possiedono flotte eco-efficienti per ridurre le emissioni di CO2 per km;
condurre studi per l’ ottimizzazione della rete della catena di approvvigionamento, scegliendo i fornitori e le sedi degli stabilimenti migliori.
Per il settore tessile, gli approcci sostenibili adottabili includono:
lo sviluppo di fibre per indumenti che possono essere lavate in acqua più fredda, riducendo l’energia necessaria per riscaldare l’acqua;
l’utilizzo di fibre che si asciugano più velocemente;
la progettazione di abbigliamento che richiede concentrazioni inferiori di detersivo;
le etichette per gli indumenti per le raccomandazioni di lavaggio e asciugatura.
Per quanto riguarda gli strumenti tecnologici, invece, la fase di utilizzo sembra essere quella predominante nel consumo di energia e nel riscaldamento globale.
C’è molta discussione se sia predominante per il ciclo di vita del prodotto il fattore della produzione o quello dell’utilizzo della tecnologia.
Indipendentemente dal fatto se abbia il maggiore carico a danno dell’ambiente la fase di produzione o quella di utilizzo, entrambi i fattori del ciclo di vita meritano attenzione nei tentativi di abbassare l’impatto ambientale. Impatto che dipende da molti parametri e presupposti come:
la posizione (e quindi il mix elettrico),
il profilo dell’utente (utilizzo totale del dispositivo, durata, ecc.),
i limiti del sistema (ad esempio includendo o escludendo uno schermo del PC).
Lo smaltimento ha lo scopo di arrecare il minor danno possibile all’ambiente durante la sua eliminazione. Al contrario, il riciclaggio ha l’obiettivo di valorizzare i materiali di scarto dei prodotti e di introdurli in un progetto di economia circolare.
Trascurare quest’ultima fase del ciclo di vita del prodotto equivale ad annullare tutti gli sforzi precedenti.
Per avere un quadro esaustivo, sarà necessario:
affrontare un ampio spettro di impatti ambientali, compresi gli impatti umani ed ecotossicologici;
modellare l’effettiva gestione dei rifiuti, comprendendo la gestione informale quando pertinente e possibile;
considerare il comportamento degli utenti in modo realistico, tenendo conto delle ripercussioni e di altri effetti indiretti.
Una buona valutazione del ciclo di vita di un prodotto consente di effettuare un confronto quantitativo delle cinque fasi, determinare dove ottenere il massimo vantaggio ambientale e monitorare l’effetto a lungo termine dei cambiamenti nella progettazione e/o nella produzione.